Fiano di Avellino e Greco di Tufo: la profondità dei vini Di Meo

Fiano e Greco: due vitigni dalla straordinaria capacità di invecchiamento interpretati da Roberto Di Meo

La Campania vinicola è un areale estremamente affascinante, complesso, sfaccettato in ogni singola zona produttiva. L’Irpinia è una delle più rappresentative aree della regione, con un territorio dalle profonde radici legate ad un’anima contadina e a una viticoltura autoctona. Ad oggi sono quasi 360 le aziende sul territorio irpino per un totale di circa 600 ettari vitati a Greco e 300 a Fiano, per quanto riguarda le uve a bacca bianca.

L’Azienda Agricola Di Meo nasce all’ inizio degli anni ’80 quando i fratelli Erminia, Generoso e Roberto Di Meo rilevano la storica azienda agricola dei genitori Vittorio e Alessandrina, situata a pochi chilometri da Avellino, nel comune di Salza Irpina. La coltivazione è incentrata esclusivamente su vitigni autoctoni e i vigneti si trovano nelle zone più vocate dell’Irpinia nei tre areali delle rispettive DOCG: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Taurasi.

Qualche giorno fa Roberto Di Meo, (che è anche Presidente Assoenologi Campania) ha portato a Firenze alcuni dei suoi vini più iconici, in occasione di una speciale degustazione riservata a stampa e operatori, presso una sala privata di Palazzo Portinari, “casa” del nuovo ristorante Chic Nonna del premiato Chef Vito Mollica.

La degustazione, condotta in coppia da Roberto con il giornalista fiorentino Aldo Fiordelli, ha voluto sottolineare, in una girandola temporale assai affascinante, le grandi potenzialità di invecchiamento di due dei più importanti vitigni bianchi campani (e italiani): il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. Il primo, con i vigneti posti nella zona di Salza Irpina, il secondo tra Montefusco e Santa Paolina.

L’azienda produce 4 Fiano da 4 microzone diverse: per Roberto è essenziale distinguere le produzioni, avendone colto la profonda diversità, tra suoli ed esposizioni delle vigne. Inoltre, a seguito di svariati viaggi in Francia, è entrato in confidenza con una tipologia di vini vanno aspettati, che chiedono di essere bevuti più avanti nel tempo ed ha fatto sua questa filosofia, applicandola alla propria produzione. Tra l’altro, è soltanto dal 2020 che il disciplinare del Fiano di Avellino DOCG ha introdotto la menzione riserva in etichetta (che Roberto differenziava comunque dalle altre referenze, chiamandola selezione).

Cinque rappresentazioni di vini – tre Fiano e due Greco – prodotti da vigneti posti  minimo a 480 mt slm, fino ad arrivare a 780 mt. di altitudine. Le rese sono molto contenute per tutte le tipologie di vini degustati: tra 40 e 70 quintali per ettaro su diverse esposizioni e terreni.  Mentre il Fiano si coltiva un po’ ovunque, come lo Chardonnay, (quello di Avellino e’ considerato da qualcuno lo Chablis campano), il Greco invece nasce da un’area molto più piccola dove, fino a pochi anni fa, erano presenti molte miniere di zolfo ancora attive.

FIANO DI AVELLINO DOCG 2021  – L’annata è stata generosa  con una piovosità non elevata in estate, accompagnata da un clima mite che ha portato a un grado alcolico più alto della media (quasi 14%). A calice fermo, una esplosione intensissima di profumi molto differenti, netti e ben distinguibili di frutti a polpa bianca: pesca, pera williams, melone, pompelmo. Ricco di note di acacia, felce. E ancora accenni di pietra focaia, sbuffi salmastri e una lieve nota eterea.  Il sorso è largo, polposo dalla texture liscia, ricco, si apre in bocca e cambia continuamente in una danza equilibrata tra leggerezza e potenza insieme. Chiude in un lungo finale agrumato, freschissimo.

Tecnicamente, c’è stato un lavoro in riduzione, ma con l’apporto di pochissimi solfiti, preferendo il ghiaccio secco, ed un limitassimo uso della chimica. Leggera macerazione a freddo in pressa per maggiore estrazione; 15 gg di fermentazione lenta a 15 gradi e circa 3-6 mesi sulle fecce, cui segue una parte finale di malolattica.

“Le fecce fini nel vino sono come il sale sulla carne”

(cit. Roberto Di Meo!)

Le esposizioni a nord-est delle vigne portano nel calice il carattere croccante del frutto, con vini vivaci e freschi, dati da suoli argillosi e calcarei, meno vulcanici rispetto ad altre zone campane (dove l’acidità viene ridotta in conseguenza a terreni ricchi di potassio).

GRECO DI TUFO DOCG 2021 – Il vitigno dalla buccia molto sottile, delicata e dal chicco serrato, rende necessario lavorare in riduzione per evitare qualsiasi rischio di ossidazione. Qui il carattere delle vigne, esposte a nord-ovest, si mostra subito nella nota fruttata tropicale, come mango e agrumi maturi. Grasso in bocca, la lunghezza e la forza acida sono molto aggraziate ed integrate nel sorso dalla elegante texture, in una finale nota smoky.

“ALESSANDRA” FIANO DI AVELLINO DOCG RISERVA 2013   in commercio da maggio 2022, è un omaggio alla madre di Roberto, agli occhi in particolare, come si nota dall’etichetta. Figlio di un’annata fresca, la raccolta è stata posticipata rispetto alla media, circa nella seconda decade di ottobre. Ricorda lo stile di Condrieu, dove il Viognier si esprime con spiccate note di albicocca matura, cedro, accenni fumé, che ritroviamo anche in questa Riserva. Corposo e slanciato, la parte fresca, sottile e verticale del terreno calcareo ne fa un vino setoso ma di buono spessore. Le riserve Di Meo sono prodotte soltanto nelle annate ritenute migliori.

 

“ERMINIA” FIANO DI AVELLINO DOCG RISERVA 2004 In commercio da pochissimo, vuole ricordare la sorella di Roberto scomparsa qualche anno fa. La 2004 – ci spiegano Roberto e Aldo – fu una annata di grande equilibrio, dove si registrò il germogliamento in tempi normali,  un abbassamento delle temperature ad agosto (del resto, siamo in Irpinia, dove le altitudini sono spiccate e le escursioni termiche anche) e la vendemmia ebbe luogo nella prima decade di ottobre.  Appare subito di un giallo dorato, luminoso. La complessità che emerge immediatamente si fa strada tra note di camomilla essiccata, incenso, cedro candito, cera d’api e potremmo andare avanti ancora a lungo. In bocca è disarmante la freschezza a oltre 18 anni dalla vendemmia. Cremoso, di una concentrazione pazzesca grazie a vigne del 1984. Un vino solenne ma ritmato, teso, scattante. Note di torba e finale di nocciola tostata completano la degustazione che fa davvero emozionare. Prodotto in sole 3000/5000 bottiglie al massimo.

“VITTORIO” GRECO DI TUFO DOCG RISERVA 2008  è invece dedicato al padre. L’annata è stata più fresca, lenta nella maturazione delle uve, vendemmiate nella seconda decade di ottobre. Siamo nella vigna più alta, a 750 mt slm su suolo argilloso-calcareo con importanti pendenze. Dorato intenso, minerale dalle spinte sulfuree, pietra focaia ma anche ricco di note di più dolci di mela renetta, cedro candito, pompelmo rosa fresco. In bocca è materico, di una acidità “masticabile”, quasi plastico, teso, pulito, integro.

 

Ringrazio Roberto Di Meo per l’invito e per questo fantastico viaggio nel tempo di due denominazioni che fanno grande il vino campano e italiano nel mondo!

 

 

Sara Cintelli

Sara Cintelli

Fiorentina DOCG, nata e cresciuta a Firenze, dove ancora oggi vivo e lavoro. Amo il vino, per questo sono qui. E' diventata la mia professione. Ne scrivo, lo cerco e lo racconto, nella mia mai doma ricerca di stupore.

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