Verticale La Querce: 1 vino, 8 annate, 8 caratteri

Partecipare ad una verticale è sempre una bella esperienza per un appassionato di vino, sia esso un addetto ai lavori che un semplice estimatore della materia. E’ un vero e proprio viaggio attraverso i sensi, ma anche un percorso all’interno della storia dell’azienda.

La Querce sorge nel comune di Impruneta, a una manciata di chilometri da Firenze, in direzione sud, nell’area del Chianti Colli Fiorentini. Oltre alla produzione di Chianti DOCG (nella citata sottozona) nelle due referenze “Sorrettole” e “La Torretta” (riserva), completano la gamma di vini alcuni IGT Toscana: un rosato da sangiovese, un passito da canaiolo e diversi altri rossi, tra cui il protagonista della verticale, “La Querce”.

E’ il vino rappresentativo dell’azienda, prodotto, oggi, con la quasi totalità di sangiovese e un piccolo saldo di colorino (circa 95%+5% rispettivamente). Il sangiovese proviene da tre vigneti di piccole pezzature rempiantati in differenti periodi: 1999 (2 ha) , 2003 e 2010 (3 ha ciascuno) dove si coltivano anche canaiolo, colorino e merlot. Per La Querce vengono scelti i migliori grappoli di sangiovese da ciascuna vigna, perciò ogni annata mai risulta omologata o uguale all’altra, al di là della singola peculiarità che ogni stagione possa offrire. A questo si aggiunge una vendemmia svolta da 3 fino 6 periodi differenti.

8 le annate proposte, dalla 1993 alla 2016.

 

Le otto annate degustate

Fino all’annata 2000 non veniva fatto un vero e proprio blend, piuttosto un uvaggio composto da sangiovese, canaiolo, una minima parte da vitigni bianchi (trebbiano e malvasia) e da colorino. Quest’ultimo veniva vendemmiato in anticipo, messo su stuoie per l’appassimento per l’utilizzo per il Governo all’uso toscano ed aggiunto dopo la fermentazione. Con l’ingresso in azienda dell’enologo Alberto Antonini, La Querce diventa il vino che conosciamo oggi. Diverse anche le tecniche di vinificazione e affinamento che si sono alternate negli anni: in principio tini di acciaio da 52 hl, oggi di capacità inferiori. Invecchiamento con l’uso di botti grandi da 25 a 85 hl prima, barrique nuove dopo, per poi vivare sull’utilizzo in secondo passaggio per non appensantire troppo il sangiovese.

Le bottiglie in degustazione sono state aperte la mattina intorno alle ore 11.00. Ma partiamo dall’inizio.

 

La Querce 1993

 

1993

1993 – Primo assaggio alle ore 15:15. Il colore porta con sé il ricordo piuttosto nidito di un bel rubino, oggi con riflessi ramati e aranciati, limpido e luminoso. 28 anni non sono pochi! A bicchiere fermo, richiami di frutto piuttosto netti: ciliegia sotto spirito e arancia rossa. In bocca è fresco, dinamico; ancora percettibili i tannini che reggono il sorso in una struttura composta ma vivace ed equilibrata. Torna il frutto iniziale e una nota balsamica di liquerizia per un piacevole finale. Riassaggiato dopo un’ora, la complessità olfattiva si fa più ricca: vira su sentori di fieno, sottobosco, balsamicità mentolata. Un vero campione di longevità che ha ancora tempo davanti a sé. Chapeau!

 

La Querce 2000

 

2000

2000 – Con la prima annata gestita da Antonini, avvengono importanti modifiche alla produzione: da questo momento il vino sarà composto da solo da sangiovese e colorino. Viene allungato il momento della vendemmia, le macerazioni sono più lunghe e si introduce l’uso della barrique, tanto che al naso spunta ancora la speziatura dolce. Il colore, rubino, è intenso e pieno; emerge un sentore ematico, ferroso: ecco che l’argilla rossa presente nel terreno si ritrova nel calice. Al palato spicca la trama tannica, presente con vigoria, unita alla succosità del frutto. Buono l’equilibrio tra freschezza e alcool. Un vino molto diverso dalle annate precedenti. Al secondo assaggio, non ha mostrato differenze rilevanti.

 

La Querce 2003

 

2003

2003 – Figlio di una delle estati più calde che la memoria ricordi, nel calice il vino risulta un po’ meno espressivo dei precedenti. I sentori sono meno delineati, lo spettro olfattivo racconta di lievi ricordi di frutti neri, spezie appena accennate, senza mostrare un vero carattere. Di contro, al palato convince di più, rappresentato da una vivace acidità e un tannino abbastanza teso che dà corpo al sorso. Dopo un’ora, tira fuori quei sentori di hummus, terrosi, ematici e di sottobosco che lo “legano” all’annata precedente.

 

La Querce 2005

 

2005

2005 Colore intenso, pieno, scuro quasi imperscrutabile. L’intensità di frutti neri la fa da padrona: mora in confettura, frutti di bosco maturi. Pout pourri e violetta per la parte floreale, ben presente. All’assaggio il tannino, ancora graffiante, dirige il sorso sorretto da una discreta acidità. Succoso e balsamico, chiude con l’ormai marcatore idenditario di nota ferrosa, minerale. Trascorsa un’ora, si aggiunge un ricordo di sottobosco e un accenno di distillato.

 

La Querce 2006

 

2006

2006 Uno delle prime annate in cui la vendemmia si è svolta in periodi diversi, anche a distanza di 2 settimane. Ritroviamo un colore pieno, marcato. A bicchiere fermo, si incontrano subito richiami balsamici, erbe aromatiche e fiori essiccati. Girando il calice si apre al frutto croccante di ribes rosso e lamponi, nota ematica e un accenno di spezie dolci di vaniglia e tabacco biondo. Sorso totalizzante, ricco, voluminoso. Prende spazio la materia, quasi solida. Tannini vivi, ma ben integrati, sostengono il frutto che ritorna protagonista. Rimandi balsamici intensi. Chiude in lunghezza. Bellissimo. Da riassaggiare tra 5 anni. Il mio preferito, lo confesso.

 

La Querce 2011

 

2011

2011 Prima annata senza barrique nuove, si parte con l’affinamento in quelle di secondo passaggio. Il colore vira più sul rubino trasparente. Tra calice fermo e dopo la rotazione, si ritrovano prima frutti scuri maturi e accenni ferrosi dati dalla costante ematica. Seguono note fumé. In bocca vince in sapidità e freschezza, l’astringenza tannica si fa meno marcata e il sorso appare un po’ più sottile, meno corposo delle annate precedenti. Buona la persistenza.

 

La Querce 2012

 

2012

2012 Colore bellissimo, rubino scuro limpido e vivido. Il frutto conduce la fase olfattiva: susina, prugna essicata, ciliegia matura. Accompagna il sorso, fresco, la netta sensazione fruttata a cui si aggiunge un lieve accenno di sigaro. Chiude in un medio finale agrumato e sapido.

 

La Querce 2016

 

2016

2016 E’ al momento l’annata più recente in commercio. La 2017 non è stata prodotta (ritenuta non adeguata in termini di qualità per realizzare questo vino). La prossima disponibile sarà la 2018, ancora in fase di affinamento. La 16 è la seconda annata in cui è stato introdotto nuovamente l’uso di botti grandi, da 10 e 25 hl, dove il vino riposa per circa 24 mesi, cui segue almeno un anno di bottiglia. Altro cambiamento, altre nuove sensazioni nel vino. Il colore vivo e trasparente riporta a note agrumate di arancia rossa fresca, rosmarino e timo. La freschezza del sorso avvolge il palato, la trama tannica è chiaramente vivace ma non dominante. Chiude sapido, con ritorni agrumati, richiami ematici e una nota speziata di pepe rosa in retrolfattiva. Pronto adesso, grandissimo potenziale davanti a sé.

 

la verticale

1 vino, 8 annate e 8 identità, nette. Alla cieca si sarebbe potuto azzardare a dire che non si trattava dello stesso vino. Il comune denominatore, ritrovato in quasi tutte le annate, è stato il terreno ricco di argilla rossa di Impruneta che ha marcato i vini, come detto, con la nota ematica, ferrosa e accenni di sottobosco, più o meno percettibili. Un vero percorso all’interno dell’identità dell’azienda e di un territorio.

 

Con Marco Ferretti

Sara Cintelli

Sara Cintelli

Fiorentina DOCG, nata e cresciuta a Firenze, dove ancora oggi vivo e lavoro. Amo il vino, per questo sono qui. E' diventata la mia professione. Ne scrivo, lo cerco e lo racconto, nella mia mai doma ricerca di stupore.

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