E’ stata una successo la 29^ edizione della Chianti Classico Collection
Gli attori – 180 produttori, 2000 tra operatori di settore e stampa specializzata – che sono ritrovati in presenza nella storica sede della Stazione Leopolda per degustare le ultime annate della tanto amata denominazione del Gallo Nero, ringraziano e danno appuntamento all’anno prossimo. Un piacere tornare nella sede principe di questo evento, anche se la scorsa edizione, a maggio, fu molto apprezzata, organizzata nel Chiostro Grande del Complesso di Santa Maria Novella.
Tema “caldo” di questa edizione è stata la presentazione del progetto UGA – Unità Geografiche Aggiuntive – del Chianti Classico. “Ancora molto può e deve essere fatto valorizzare ulteriormente la denominazione continuando a consolidarne il valore e l’immagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali” ha commentato il Presidente Giovanni Manetti. “Tra gli obiettivi principali – ha proseguito- c’è quello di rafforzare la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, consentire al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e anche di stimolare la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta. L’introduzione del nome dell’Unità Geografica in etichetta servirà infatti ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio origine.”
Il progetto delle Unità Geografiche Aggiuntive è un’importante tappa nel percorso di valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico: una strada che, negli ultimi anni, ha portato la denominazione del Gallo Nero sempre più in alto nelle classifiche internazionali dei vini di qualità, incrementandone la notorietà, il prestigio e la diffusione sulle tavole di tutto il mondo.
Questa nuova suddivisione del territorio di produzione del Chianti Classico in aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, porterà a indicare in etichetta (in una prima fase solo sui vini Chianti Classico Gran Selezione) il nome del comune o della frazione, rafforzando la comunicazione del binomio vino-territorio, aumentando la qualità in termini di identità e territorialità, consentendo al consumatore di conoscere la provenienza delle uve e, non ultimo, stimolando la domanda attraverso la differenziazione dell’offerta.
L’introduzione del nome del comune o della frazione in etichetta servirà infatti ad intercettare e soddisfare l’interesse dei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine.
Per questo sono state individuate e delimitate undici aree all’interno della zona di produzione del Chianti Classico, distinguibili in base alla combinazione unica di fattori naturali (composizione del suolo, microclima, giacitura dei vigneti, ecc.) e fattori umani (storia culturale, tradizioni locali, spirito di comunità): San Casciano, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli, Castellina, San Donato in Poggio. Tra l’altro, è stata apportata una modifica al disciplinare di produzione che ora prevede l’utilizzo minimo di Sangiovese al 90% (era 80%) + 10% di vitigni autoctoni ammessi (escludendo, così, gli internazionali finora consentiti, in modo da dare ancora maggiore identità e territorialità al vino)
La domanda (provocatoria) che ho fatto a colleghi e produttori è se tutta questa “divisione” tra micro/macro territori, possa in qualche modo portare ad una sorta di competizione, e quindi separazione, tra le differenti UGA e associazioni dei consumatori delle 11 sottozone. Non nego che parlando con alcuni protagonisti del Chianti Classico, la questione sia emersa e qualcuno abbia manifestato questo pensiero: per la serie fare a gara chi fa il vino più buono… “il mio è migliore del tuo” piuttosto che concentrarsi (anche) sull’andare tutti uniti verso un unico obiettivo comune, cioè valorizzare al meglio e al massimo la denominazione nel suo insieme. La faccenda “competizione” potrebbe, invece, dall’altro lato, essere molto incentivante per alzare sempre di più l’asticella qualitativa e portare così i produttori a fare ancora meglio, a beneficio anche del consumatore finale. E credo che andrà proprio così.
Altra questione su cui riflettevo con un collega è se, una volta concretizzate le UGA, al momento previste solo per la tipologia Gran Selezione, come sopra riportato, non si arrivi, un domani, alla lenta ma inesorabile dipartita della Riserva. Se il Chianti Classico annata esprime tante volte al meglio le caratteristiche territoriali e la Gran Selezione rappresenterà sempre di più l’estrema eccellenza di qualità e ricerca, la Riserva avrà ancora ragion d’esistere? Alla Generazione Z l’ardua sentenza?
Andiamo però dentro a questa #CCC22 e parliamo delle annate e dei vini degustati. Circa 650 etichette firmate Gallo Nero tra cui scegliere: Chianti Classico annata 2020, Riserva 2019 e Gran Selezione 2018, il Vin Santo del Chianti Classico e l’Olio DOP Chianti Classico e anteprima del Chianti classico 2021 di campioni in affinamento.
La vendemmia 2020 racconta di un andamento stagionale davvero particolare. Nonostante questo, il territorio del Gallo Nero non ha subìto eventi climatici estremi, cosa che è invece accaduta in altre aree vinicole italiane. Un’estate calda e lunga, ma con buone escursioni termiche, è stata preceduta da una primavera piuttosto fresca. Fortunatamente non ci sono stati segni di stress idrico grazie alle pioggie intervenute tra giugno e settembre. Questa premessa fa presuppore un’ottima annata di Chianti Classico, con protagonisti nel calice struttura ed equilibrio.
Nel 2019, invece, l’andamento stagionale è stato in linea con le annate classiche del territorio del Gallo Nero. Inverno e inizio primavera secchi e piuttosto miti, bilanciati dalle piogge primaverili che hanno consentito essenziali risorse idriche alle viti che hanno potuto affrontare un’estate calda ma senza picchi estremi di calore. Settembre ha regalato importanti escursioni termiche e bel tempo, consentendo una perfetta maturazione fenolica delle uve e il profilarsi di una generale crescita del profilo aromatico.
Un altro passo indietro, verso la vendemmia 2018 in un’annata altalenante a livello climatico. Discontinuità nella stagione con poca linearità di sole e clima asciutto e pressoché costante livello di umidità con temperature al di sotto delle medie stagionali nel territorio chiantigiano, fino ai primi giorni di settembre quando c’è stata una sterzata posivita verso giornate di sole caldo e buona escursione termica tra giorno e notte, che ha permesso di salvare la stagione climatica portando maturazione le uve
(fonte Consorzio Chianti Classico).
Qualche assaggio:
GREVE IN CHIANTI
Chianti Classico Querciabella 2019 – tensione e succo emergono dal rubino brillante nel calice di 100% Sangiovese
Chianti Classico Luiano 2020 – aromi precisi di frutti rossi maturi e spezie accompagnano un sorso scorrevole ed equilibrato
Chianti Classico Castello di Querceto Riserva 2019 – bello il bouquet ampio di rose fresche, frutti neri di rovo e burro cacao sul finale. Sorso sapido e lungo
LAMOLE
Podere Castellinuzza 2020 – verticalità e slacio, saporito e fresco in un sorso aggraziato
Lamole di Lamole 2019 – profondità e frutto croccante, ottimo equilibro di bocca
Lamole di Lamole Lareale Riserva 2019 – eleganza e finezza, precisione aromatica e velluto sul palato, spinto da un’acidità cesellata alla perfezione
Podere Castellinuzza Gran Selezione 2018 – bocca sferica e dalla trama tannica ben integrata, sapidità accentuata e finale lungo agrumato
PANZANO
Montebernardi Retromarcia Chianti Classico 2020 – freschezza infinita di arancia e bergamotto, soffi salmastri ed erbe aromatiche in una beva dinamica e seducente
Renzo Marinai Chianti Classico 2018 – sulle note accennate di caramella alla fragola, si fa spazio sul palato con una freschezza quasi chiurgica. Chiusura vellutata e prolungata
Renzo Marinai Chianti Classico Riserva 2017 – il tannino ancora in evidenza non preclude il sorso sapido e ben bilanciato, nonostante l’annata calda, vince in freschezza e pulizia di bocca
RADDA IN CHIANTI
Istine Chianti Classico 2020 – Succoso ed equilibrato, agrumi rossi e macchia mediterranea, finale sapido e leggermente speziato a chiudere il cerchio
Tenuta Carleone Chianti Classico 2019 – Saporito e salato, frutti scuri in confettura ed essiccati. Sorso balsamico e rinfrescante
Poggerino Chianti Classico 2020 – Tannino vivace, la speziatura al palato lo rende quasi piccante. Buona la freschezza
Molti altri assaggi si sono susseguiti ai banchi scambiando belle chiacchiere con i produttori, ma l’elenco sarebbe troppo lungo… segnalo La Querce Seconda (San Casciano, loc. La Romola), 25mila bottiglie per 3,5 ettari appena, solo due referenze e completamente da Sangiovese in purezza:
Chianti Classico 2017 (annata in commercio…) – solo acciaio, spicca il frutto croccante e sapido, nota finale di frutti di bosco e leggermente fumé. Aggraziato e vivace. Ottima beva
Chianti Classico Gran Selezione 2015 – il frutto rimane protagonista assoluto in primo piano, sia al naso che al palato, equilibrio e gusto eleganti. Affina in tonneau e botte grande da 20hl
Da tenere d’occhio.